Dolore tibiale: da cosa è dato e come evitare che peggiori

Con questo articolo andremo a guardare più nel dettaglio un problema che affligge molti runners professionisti e non, analizzando cause, sintomi e soluzioni per il fastidioso problema del dolore tibiale.

L’estate è arrivata, e con essa vanno a moltiplicarsi le occasioni per fare sport all’aperto: che siate professionisti o amatori, probabilmente, se avete intensificato (o iniziato) gli allenamenti potreste aver percepito del dolore nella parte interna della gamba, in corrispondenza della tibia.
Questo dolore prende il nome di “Shin splint” o “Sindrome da stress tibiale mediale” ed altro non è che un’infiammazione del periostio (la membrana che avvolge ogni nostro osso) sottostante all’origine della muscolatura tibiale.

 

 

Il dolore dato da questa sindrome solitamente si manifesta a inizio allenamento, accentuato dagli impatti a terra del piede, diminuisce nella fase centrale dello stesso per poi aumentare nuovamente nel defaticamento ed eventualmente nelle ore seguenti.
Solitamente colpisce entrambe le gambe e si può associare ad un lieve edema locale, dolente alla palpazione.

Ma da cosa è dato questo fastidio?
Le cause possono essere molteplici, principalmente:

  • piede piatto;
  • superficie di corsa troppo rigida (ad esempio asfalto) o irregolare;
  • calzature consumate o non idonee;
  • allenamento eccessivo come intensità e frequenza;
  • sovrappeso;

Come si tratta una sindrome da stress tibiale mediale?
Il vostro terapista ha molti modi per aiutarvi a guarire, fra cui applicazioni di ghiaccio, stretching, esercizi di rinforzo per la parte di muscolatura più debole della gamba, nonché programmare insieme un ritorno graduale all’attività.

 

 

Una volta iniziato il trattamento il dolore solitamente diminuisce in un lasso di tempo compreso fra le 2 settimane ed i 6 mesi, in base a quanto tempo è trascorso fra la comparsa dei primi sintomi e l’inizio della terapia, per questo è importante richiedere un consulto precocemente, in quanto eccessive attese possono portare anche ad ulteriori spiacevoli conseguenze, come fratture da stress.

Fisioterapia e fisioterapista, cos’è e cosa fanno?

Quando ci chiedono che lavoro facciamo, alla risposta “sono un fisioterapista” la prima reazione, che sia verbalmente esplicitata o meno, è: “ok, quindi fai i massaggi”.

Assolutamente no. O meglio: non solo. La professione del fisioterapista è più complessa e, per fortuna, variegata.

La fisioterapia, negli ultimi 10 anni, ha visto una crescita esponenziale (siamo passati da circa 5000 pubblicazioni scientifiche nel 2000 a 10000 nel 2010 fino alle oltre 16000 del 2016). Questo è successo grazie, da un lato, all’avanzare della ricerca ed a mezzi di cura più efficaci e, dall’altro, ad una base scientifica composta da ragionamento clinico ed evidenze sempre più solide e corpose.

Tutto questo, tuttavia, non sempre ha un riscontro diretto nella pratica clinica, ed è ancora fortemente radicata un’idea di trattamento vecchia di molti anni.

Non inefficace, semplicemente non la più efficace.

 

Ma di cosa si occupa, quindi, il fisioterapista?

Al momento, se prendiamo come esempio l’Inghilterra, dove la professione è fortemente rappresentata ed all’avanguardia in Europa, è possibile contare per la professione numerosi rami di specializzazione post laurea.

 

 

Riabilitazione ortopedica:

Fin qui nulla di nuovo; la branca più nota ed inflazionata della fisioterapia si occupa del trattamento delle problematiche del sistema muscolo—scheletrico. Lombalgie, esiti di traumi e di interventi chirurgici, lesioni muscolari, tendiniti e chi più ne ha più ne metta.

 

Fisioterapia sportiva:

Innanzitutto è necessario premettere che non si tratta di un semplice ramo della branca precedente. I fisioterapisti specializzati in riabilitazione sportiva non si limitano a trattare i traumi riportati dagli atleti, ma hanno una profonda conoscenza di numerosi tipi di sport e di quali problematiche possono più frequentemente insorgere in ciascuno di essi. In questo ambito, lo scopo finale non è solo la guarigione, ma il ritorno ad una performance atletica uguale o il più vicina possibile a quella precedente alla lesione.

 

 

Riabilitazione pediatrica:

E già qui in molti penseranno: “Wow, non l’avevo mai considerata!”. E invece esiste, ed è un’area tanto ampia quanto complessa del nostro lavoro.

I fisioterapisti che sono specializzati in questo ramo trattano neonati, bambini ed adolescenti affetti sia da patologie ortopediche che neurologiche tipiche dell’età evolutiva; come ad esempio: paralisi cerebrale infantile, spina bifida, difetti congeniti e ritardi di sviluppo, torcicollo e piede torto.

 

Riabilitazione geriatrica:

Specializzata nel trattare la fetta più anziana della popolazione, questa branca si occupa di migliorare l’aspettativa e la qualità della vita degli anziani, aiutandoli a mantenere uno stile di vita sano, preservandone l’attività e preparandoli alle sfide che l’invecchiamento riserverà loro.

 

Riabilitazione uro-ginecologica:

Assolutamente sconosciuta ai più, questa specializzazione si occupa dei disordini del pavimento pelvico come incontinenza, prolassi, costipazione e dolore pelvico sia nell’uomo che nella donna, siano essi insorti in seguito ad una gravidanza, con l’avanzare degli anni o con un intervento chirurgico.

 

Riabilitazione oncologica:

In che modo il trattamento fisioterapico può avere peso all’interno delle cure oncologiche? In molti modi in realtà: può accelerare ed ottimizzare il recupero dopo la chirurgia, può aiutare a risolvere gli edemi e linfedemi che si vanno a formare in periferia, aiutare a combattere la tossicità dei farmaci chemioterapici oltre che andare a migliorare l’elasticità e la funzionalità dei tessuti sottoposti (o in fase di esposizione) alla radioterapia.

 

Riabilitazione cardiorespiratoria:

“Riabilitazione respiratoria? E quando mai serve riabilitare la respirazione?”. Purtroppo nei casi in cui la produzione di muco sia eccessiva e tale da rendere impossibile respirare normalmente o quando i polmoni non sono sufficientemente elastici per espandersi. BPCO, fibrosi polmonare e fibrosi cistica sono solo alcune delle patologie trattate.

 

Riabilitazione neurologica:

Ultimo ma non per importanza, coloro che si dedicano a questo ambito sono preparati ad affrontare le sfide, non solo pratiche ma anche emotive, che comporta il lavorare con pazienti colpiti da patologie quali: ictus, lesioni midollari, patologie neurodegenerative sia centrali che periferiche.

Quella che abbiamo visto in questo articolo è solo una rapida panoramica delle possibilità che si hanno all’interno della nostra professione; prossimamente affronteremo più nel dettaglio le terapie che vi possono essere state proposte, delle quali avete sentito parlare o, in alcuni casi, di altre di cui nemmeno sospettavate l’esistenza.

 

Come mai tutto questo?

Prima di tutto perché riteniamo che sia importante informare coloro che usufruiscono dei nostri servizi e del ventaglio di opzioni terapeutiche che possono richiedere al proprio fisioterapista. Poi per fare chiarezza su cosa possiamo trattare e cosa no, e per avere un’idea se una terapia a cui ci siamo sottoposti risponde a standard qualitativi consoni. Infine speriamo di stimolare i nostri colleghi ad approfondire branche di studio magari meno note o sottovalutate.

Referenze: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=physical+therapy